Roma, nuovo campanello d'allarme: le riserve valgono i titolari?
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Roma, nuovo campanello d’allarme: le riserve valgono i titolari?

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La sconfitta clamorosa con la Cremonese fa scattare un campanello d’allarme in casa giallorossa circa i sostituti

Una sconfitta inaspettata a un passo da una semifinale di un trofeo, la Coppa Italia, che per ammissione di capitan Lorenzo Pellegrini era un obiettivo concreto di questa stagione. E’ solo una parte di quello che è successo ieri sera all’Olimpico alla Roma, che ha dovuto cedere il passo alla Cremonese che finalmente, dopo tanta fatica, ha centrato la sua prima vittoria nei 90 minuti regolamentari in questa stagione. E così Ballardini, che contro Mourinho aveva già vinto la Supercoppa Italiana nell’ormai lontano 2009, compie un vero e proprio miracolo e si conferma ammazzagrandi nella competizione. Ma il focus di oggi non verte sull’esaltazione della squadra grigiorossa, quanto più su un’analisi critica di quanto visto dalle seconde linee schierate sul terreno di gioco da José Mourinho.

RISERVE NON ALL’ALTEZZA E GIOVANI ACERBI: LA PANCHINA E’ UN PROBLEMA PER MOU

Difficile pensare che un allenatore come lo Special One, abituato da sempre a vincere, abbia sottovalutato l’impegno di ieri, ma le domande sull’eccessivo turnover si sprecano nelle menti dei tifosi capitolini. Possono le diverse gare ravvicinate giustificare un cambio di tale portate in un appuntamento comunque in gara secca? La difesa, prima dell’ingresso di Smalling, ha fatto acqua da tutte le parti e Kumbulla, che da quando è arrivato a Roma non è riuscito a ripetere le prestazioni fornite a Verona, si è reso ancor più protagonista in negativo regalando a Dessers la palla che ha poi portato al rigore dell’1-0, trasformato dallo stesso attaccante. Ma gli errori dell’albanese non si fermano qui, visto che nei 45 minuti giocati non ha mai dato la sicurezza di poter contrastare un attacco da 15 gol stagionali in campionato. Male anche Celik, autore sfortunato dell’autogol che ha di fatto tagliato le gambe alla squadra, abbattendola anche nel morale prima del forcing finale che non ha comunque portato ad un pareggio che molto probabilmente sarebbe stato immeritato. Da rivedere Tahirovic e Volpato, che dalla loro parte hanno comunque la giovane età e un’esperienza ancora tutta da costruire. I due giovani hanno talento e Mourinho si fida di loro, ma forse non sono ancora pronti per un ruolo, anche seppur da comprimari, in una rosa chiamata a chiudere questa annata al meglio dopo il sesto posto della passata stagione. Menzione d’onore per Belotti. Una partita non certamente esaltante, ma il gol può dare rinnovata fiducia ad un attaccante che fin qui aveva piazzato il pallone alle spalle del portiere solamente due volte in Europa League.

LA SORPRESA LLORENTE E IL CASO SOLBAKKEN…

Come già sottolineato prima, i lupacchiotti in meno di una settimana, da Napoli all’Empoli, avevano in programma tre match di delicata importanza. Ieri in Coppa nemmeno l’ingresso di Dybala, Abraham e di altri titolari è riuscito a dare la svolta, complice appunto anche la tanta stanchezza accumulata. Ed è proprio per questo che, per come è andato il mercato di gennaio, c’è il rammarico di non aver puntellato la rosa con qualche alternativa di valore. Il caso Zaniolo ha certamente bloccato in parte le entrate, ma la squadra aveva bisogno di altre forze fresche. Tutto da scoprire Diego Llorente, arrivato nelle ultime ore dal Leeds e convocato ieri, ma ancora in attesa di debuttare. C’è poi il caso Solbakken. Strappato a una nutrita concorrenza, il norvegese è fin qui un ogetto misterioso, non ritenuto di poter giocare 90 minuti. Eppure la sua esperienza in certe partite potrebbe anche servire, così come quella di El Shaarawy, comunque bocciato ieri dopo una serie di buone prestazioni. L’italoegiziano è, fin qui, forse l’unico che ha dimostrato di poter fare la differenza anche se non chiamato in causa dall’inizio. Ma ora Mourinho deve trovarne altri.