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Bressan si racconta: «Trapattoni mi ha voluto prima a Cagliari e in quella squadra. O’Neill? Quando è arrivato si è visto subito che avesse qualcosa di superiore»
Bressan: «Trapattoni mi ha voluto prima a Cagliari e in quella squadra. O’Neill? Quando è arrivato si è visto subito questo…»
Mauro Bressan è stato protagonista dell’ultima puntata di Doppio Passo Podcast. L’ex centrocampista, che in carriera ha vestito le maglie di Cagliari e Fiorentina, ha ripercorso alcuni momenti significativi della sua esperienza in Sardegna, ricordando allenatori e compagni che hanno segnato quel periodo: da Trapattoni a O’Neill, passando per le idee rivoluzionarie di Zeman fino all’ascesa di Allegri. Le sue parole:
TRAPATTONI – «Il Trap mi ha voluto a Cagliari prima e a Firenze poi. Devo dire che aver fatto bene gli anni a Bari, mi ha permesso di avere tre richieste tra cui scegliere: Roma, Napoli e Fiorentina. Ho scelto la Fiorentina perché mi voleva lui, è un grande allenatore ed il suo pregio più grande è la sua capacità di gestire tanto le situazioni quanto i giocatori. Farlo è difficile, ma lui sapeva come trattare me o altri giocatori come Batistuta. Non si esaltava mai in base a vittorie e sconfitte, faceva in modo che il trend della squadra fosse sempre equilibrato. Lui è stato un allenatore eccezionale. Quando perdevamo si sentiva di più, ma non in modo aggressivo, ti diceva “Dai ragazzi, abbiamo perso, ne parliamo domani”».
FABIAN O’NEILL – «Quando è arrivato si è visto subito che avesse qualcosa di superiore a tutti gli altri! A livello atletico e tecnico è il prototipo di giocatore moderno al giorno d’oggi, ti sapeva dare anche corsa e sostanza; questo quando stava bene. Il problema è che tante volte non stava al massimo della forma e già allora si annusava che potesse avere delle problematiche. Purtroppo la sua storia, da quel che ho letto e ho visto, è naufragata nell’alcol: è un vero peccato. Lui era andato anche alla Juventus, è un giocatore che magari fuori dal campo avrebbe avuto bisogno di qualcuno che gli desse una mano. Nel rettangolo di gioco era un giocatore molto forte ed importante, ti dico che potrebbe giocare pure di questi tempi! A livello era molto pacato, buono e tranquillo, se ne stava sempre con il suo mate. Non era un festaiolo o un casinaro».
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