Dhorasoo confessa: «Io uomo di sinistra nel Milan di Berlusconi» - Calcio News 24
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Dhorasoo confessa: «Io uomo di sinistra nel Milan di Berlusconi»

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L’ex centrocampista Dhorasoo pubblica la propria autobiografia: «Leggevo i giornali di sinistra di nascosto nella mia camera»

Vikash Dhorasoo non è certamente il giocatore più spettacolare ad aver giocato con la maglia rossonera, ma a livello umano è sicuramente una delle personalità più interessanti del panorama calcistico.  L’ex centrocampista francese si è raccontato a La Repubblica per parlare della propria autobiografia, intitolata “Comme ses pieds”. La scelta del titolo? Dhorasoo la giustifica così: «La forza di gravità fa sempre cadere il pallone per terra. Tutti gli altri sport con una palla si praticano con le mani. È questo che rende speciale il calcio.»

Il francese non ha mai nascosto la sua indole di votare a sinistra. Pensiero politico che riflette anche la sua visione del calcio: «Se l’ambiente è di destra, il calcio in sé è di sinistra. È di sinistra passare la palla all’altro. O passi o tiri, non ci sono molte soluzioni. E se tiri c’è qualcuno che ti ha dato la palla. Oggi mi piace parlare di calcio per difendere i calciatori che sono considerati degli stupidi, invece sono intelligenti. In realtà sono quelli che contano meno: Ibrahimovic anche se guadagna 20 milioni conterà sempre meno di chi quei soldi glieli dà. A fine carriera volevo acquistare il Le Havre, il club dove ho cominciato a giocare: mi risero in faccia. Nel calcio contano solo i padroni. I calciatori sono quasi tutti ragazzi di periferia che diventano ricchi, ma senza salire mai la scala sociale»

La domanda sorge spontanea: come ha fatto Dhorasoo a convivere con uno dei più grandi esponenti del centro-destra italiano degli ultimi 20 anni, non che suo presidente al Milan? L’ex centrocampista svela alcuni retroscena: «Appena imparai l’italiano mi misi a leggere Repubblica. Il fisioterapista mi disse “occhio che qui c’è la destra, quello ti schiaccia”. Mi nascondevo nella mia camera, forse non sono stato coraggioso, ma nella mia stanza consumavo la mia resistenza. Un giorno il presidente mi chiamò “grande campione”, mi sentivo fiero che riconoscesse il lavoro ben fatto. Sapeva incantare, raccontava barzellette, capisco che si possa essere sedotti da un uomo così. Non io. Sono saldo nei miei valori e nelle mie convinzioni»