Inter, Djorkaeff: «Ronaldo il migliore tra i migliori. Ho criticato Conte ma...»
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Inter, Djorkaeff: «Ronaldo il migliore tra i migliori. Ho criticato Conte ma…»

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Youri Djorkaeff, ex centrocampista dell’Inter, ha parlato del momento della squadra nerazzurra e dei suoi ricordi in Serie A. Le sue parole

Youri Djorkaeff ha rilasciato una lunga intervista a Sportweek. Ecco le parole dell’ex centrocampista dell’Inter.

MKHITARYAN «Sì, e apprezzo molto sia lui che la sua famiglia. Giocatori come
lui sono modelli che possono avere un impatto molto positivo sulle comunità locali. È bello
vedere i calciatori impegnarsi e utilizzare il potere del calcio per portare un cambiamento. In questo senso è un esempio anche Marcus Rashford, con il quale mi sono congratulato di persona per il suo lavoro nel sociale».

SAN SIRO – «Mi dispiacerebbe non vedere più quella “cattedrale”, ma penso sia giusto che Milano abbia uno stadio con tutti i comfort degli impianti più moderni. San
Siro ha bisogno di una nuova renaissance: in futuro magari sarà diverso, ma rimarrà uno stadio mitico»

INTER«Sì, ma ultimamente non riesco a guardare lepartite senza pubblico: dopo 15 minuti cambio canale, il calcio senza tifosi mi annoia. Quanto all’Inter, è importante che cominci a mettere le fondamenta per un progetto vincente, che si costruisce in 2-3
anni. E c’è bisogno che tutti remino nella stessa direzione. Ci vuole tempo, che nessuno nel
calcio sembra avere».

CONTE«All’inizio ne ho criticato la scelta, ma quando io sono andato via all’Inter è arrivato Lippi, quindi… penso però stia facendo un buon lavoro, e questo è l’importante».

IL MIGLIORE «Ronie, non a caso il suo soprannome era il Fenomeno. Era il più forte in un momento in cui, in Italia, giocavano tutti i migliori. Ha cambiato il calcio, era un
centravanti che arretrava per prendere palla, ma andava anche sulla fascia a crossare. E poi si divertiva, ha sempre visto il calcio come un gioco. Gli altri sono grandi campioni, il fenomeno è solo lui»

ZIDANE – «Non me lo vedevo come allenatore! Lui era uno silenzioso, untecnico deve saper alzare la voce quando serve. Penso lo abbia aiutato incominciare a Madrid, la sua casa. Lì tutti lo conoscono e quando parla si fa ascoltare. È stato bravo perché ha vinto senza forzare, nel massimo rispetto della società e dei giocatori e dando, proprio per questo, un’impronta personale ai suoi successi. Non so se lo vedrei bene altrove, ha avuto offerte da altre parti ma ha preferito rimanere a Madrid. Dipenderà da lui».