Serra Ferrer: «Thiago Motta l'ho scoperto alla Juventus (di San Paolo). Un centrocampista elegante, perfetto per il BARCELLONA. C'è un fattore che spiega il suo successo come ALLENATORE» - Calcio News 24
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Serra Ferrer: «Thiago Motta l’ho scoperto alla Juventus (di San Paolo). Un centrocampista elegante, perfetto per il BARCELLONA. C’è un fattore che spiega il suo successo come ALLENATORE»

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Thiago Motta atalanta

Lorenzo Serra Ferrer, ex allenatore spagnolo, ha conosciuto Thiago Motta quando militava nel Barcellona. Ecco le sue parole

Lorenzo Serra Ferrer è stato un allenatore importante del calcio spagnolo e ha diretto la cantera del Barcellona. Come tale, conosce bene Thiago Motta e lo ha raccontato a La Gazzetta dello Sport.

LA SCOPERTA – «Nel marzo del 1999 andai in qualità di responsabile del calcio formativo del Barcellona in Uruguay per la Coppa America Under 17. Vinse il Brasile e tutti gli osservatori che erano lì si erano fissati su un certo Leo, che poi non ha fatto molta strada. A me invece piaceva questo centrocampista alto ed elegante. Lo avvicinai e scoprii che non aveva ancora firmato un contratto da professionista, giocava nella Juventus di San Paolo, un piccolo club formativo. Non fu difficile trovare un accordo e lo portai a Barcellona. Un’operazione economicamente assai vantaggiosa».

COSA PIACQUE DI LUI «La tecnica di base, ottima, e poi la lettura del gioco, che a mio avviso oggi è una delle chiavi del suo successo come allenatore. Da noi si ambientò in maniera molto rapida. Un “volante” organizzatore di gioco adatto alla scuola Barça, perfetta per finire di formare questo tipo di centrocampisti. Pausa e ritmi di gioco, collocazione in campo, equilibrio della squadra: Thiago interpretava tutto a meraviglia e velocemente si è guadagnato il rispetto e l’ammirazione che poi l’hanno portato in prima squadra, passaggio che io non ho seguito perché nel 2000 divenni allenatore del Barcellona ma le cose non andarono come pensavamo così nel 2001 tornai al Betis».

PROBLEMI DI DISCIPLINA – «Questa è una cosa che io personalmente non ho vissuto, ma non mi ha mai dato la sensazione che non avesse la voglia e l’ambizione di continuare a crescere per affermarsi come uomo e come calciatore, e così è stato».

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