Sogno Azzurro, la Nazionale si racconta. Mancini: «Il segreto per vincere»
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Sogno Azzurro, la Nazionale si racconta. Mancini: «Il segreto per vincere»

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La Nazionale si racconta: ecco le dichiarazioni dei protagonisti di Euro2020 nel corso della prima puntata di Euro2020

La Nazionale italiana si racconta nella prima puntata di “Sogno Azzurro” in onda su Rai1.

MANCINI«I giocatori capiscono subito se sei competente o meno. Dal primo giorno ci siamo dati l’obiettivo di far tornare ad appassionare i tifosi che si erano un po’ allontanati. Sono stati i giocatori a credere in questo progetto. Ho trovato tanti giocatori con personalità nonostante la gente credeva che avessimo fatto fatica a trovarne 11. Chiaro che la gente prende ad esempio Chiellini e Bonucci che sono i più esperti. Il fatto di aver giocato per 20 anni ad alto livello mi permette di trasferire alcune idee ai calciatori. Per formare un gruppo è fondamentale lo spirito di squadra. I ragazzi hanno trovato uno spirito di gruppo straordinario. Sono felicissimo di aver trovato Vialli in Nazionale. Lui è stato sempre più maturo di me, un esempio in campo, molto importante per noi».

IMMOBILE«Il mister è uno che parla piano piano, devi avere buone orecchie per ascoltarlo. La mia personalità è abbastanza forte nello spogliatoio, se ho qualcosa da dire lo faccio. Non sono super dotatissimo tecnicamente, ma dove non arriva la tecnica arriva la tenacia».

BARELLA«Il mister è stato bravissimo a far riavvicinare tutti i tifosi alla Nazionale. Un momento difficile per tutti».

LIPPI «Coverciano è un posto splendido da dove si percepisce tutto il calcio italiano è passato da lì». 

BELOTTI «I risultati parlano, vincere ogni partita nel girone non è un caso. Non hai mai fatto un passo falso e sei andato in costante crescita. Mancini ha dato un’impronta a questa Nazionale dove tutti si sentono parte di qualcosa».

VIALLI «Un leader sereno  e tranquillo, sa di non aver più nulla da dimostrare. C’è grande equilibrio tra disciplina e libertà. Di Roberto si sentiva parlare nelle giovanili, io l’ho conosciuto a Coverciano. Era velocissimo, quando ci siamo visti sapeva che presto sarebbe andato alla Sampdoria ed è quando siamo stati acquistati dal club siamo diventati amici. Lui era un giocatore di classe, con stile e bello da vedere. In quasi tutti i nostri gol la palla passa da uno all’altro, quasi sempre. So che per quello che mi è successo ci sono tante persone e pensano che se sto bene io, possono farcela anche loro. Sono stato un giocatore e un uomo forte ma anche fragile e penso che qualcuno possa essersi riconosciuto. Sono qui con i miei difetti, le paure e la voglia di far qualcosa di importante. Con il cancro non sto facendo una battaglia: lui è un compagno di viaggio indesiderato, ma devo andare avanti, viaggiare a testa bassa senza mollare mai, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora per tanti anni».