Ventura da Fazio: «Mie dimissioni dopo Macedonia e Svezia»
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Ventura da Fazio: «Mie dimissioni dopo Macedonia. Al Mondiale non ci sarei mai andato»

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L’ex commissario tecnico, Giampiero Ventura, ha parlato da Fabio Fazio, nel corso della trasmissione Che tempo che fa su Rai Uno: ecco la sua verità

La versione di Giampiero. Ventura, ex ct dell’Italia, ha parlato a Che tempo che fa, trasmissione condotta da Fabio Fazio, raccontando la sua versione dei fatti dopo Italia-Svezia. Ecco le parole di Ventura alla sua prima apparizione in tv dopo la brutta notte di San Siro: «I Mondiali li vedrò, magari vedrò la parte finale perché per me è una sofferenza, provo ad alleggerire. La delusione con la Svezia ha un peso enorme nella mia vita. Faccio una premessa: lungi da me scaricare la responsabilità ad altri, io le mie me le prendo in toto. Nel calcio non c’è mai una persona che vince e se non c’è una sola persona che vince non ci può essere una sola persona che perde. Alla partita con la Spagna siamo arrivati con uno score importante, 7 vittorie, 2 pareggi e primi in classifica e lo scenario era semplice: o vinci o vai agli spareggi. Abbiamo perso perché la Spagna era più forte di noi, stava meglio anche dal punto di vista fisico. Quello che è successo dopo è difficile a capire. Dopo il fischio finale c’è stata una violenza inaudita. Tutti chiedevano le mie dimissioni ma eravamo alla prima sconfitta dopo quei numeri importanti. C’è stata una delegittimazione esterna devastante e questo ha condizionato il prosieguo. Delegittimazione interna? C’era già stata. Il progetto prevedeva la presenza di Marcello Lippi che doveva essere a supporto e a mia tutela. Il giorno dopo poi Lippi è sparito per motivi di regolamento e io mi sono ritrovato a fare un ruolo nuovo per un anno, ovvero ct e direttore tecnico e alla fine dell’anno Tavecchio ha ufficializzato la mia investitura a direttore tecnico e significava avere un po’ di potere».

Prosegue Ventura: «Quando doveva ufficializzare la mia investitura ha fatto un altro nome e sono stato delegittimato. Lo aveva ufficializzato idea a tutta Italia ma il giorno della mia investitura ha deciso di cambiare versione e ha nominato Ulivieri. Dimissioni? Ho sbagliato. C’era la mia ingenuità la mia voglia, mi hanno fatto rimanere. E’ stato uno dei miei tanti errori. Scelte tecniche sbagliate? Senza dubbio sì ma in quel contesto di delegittimazione le scelte tecniche erano tutte sbagliate ma era normale. Dopo Israele ho sbagliato a non dimettermi perché dopo 10 minuti di gioco la Nazionale ha fischiato la Nazionale e non credo sia mai successo. Era evidente che qualcosa si era rotto e dopo la partita successiva, con la Macedonia, mi sono dimesso, dicendo che non era possibile continuare così. Avevo già ufficializzato al mio staff e ai miei dirigenti che non sarei andato ai Mondiali anche in caso di vittoria con la Svezia. Avevo organizzato una conferenza stampa per dimettermi, volevo farlo dopo l’eventuale vittoria. Perché non mi sono dimesso? Perché la colpa non era solo mia ma sono stato fatto passare per capro espiatorio. L’abbandono del ritiro? Se la prendiamo seriamente questa è da querela. Questo ti dà l’idea del clima che ci circondava. C’era un clima totalmente impossibile da gestire per me. Sono dispiaciuto perché sono diventato il capro espiatorio, il male assoluto del calcio. Io sono andato in Nazionale con entusiasmo, io sono un tifoso della Nazionale. C’era un entusiasmo incredibile in tutta Italia fino alla Spagna. Abbiamo perso quella e la partita con la Svezia, ho perso 2 partite in un anno e mezzo».

Ancora Ventura: «Credo che gli italiani stiano soffrendo molto perché è difficile immaginare l’Italia fuori dai Mondiali ma credo che il tempo mitigherà la sofferenza ma non quella dentro di me perché questa sofferenza me la porterò sempre dentro. Domani inizia l’era Mancini e spero che possa essere messo nelle condizioni di poter lavorare. Spero che possa avere a che fare con delle persone che dicono quello che pensano. Io tiferò la Nazionale fino alla fine. Futuro? Ora ho voglia di allenare, più che mai. Ho voglia di rimettermi in gioco, non voglio pensare che 3 mesi cancellino 35 anni di carriera. Spero che riesca a dare delle risposte sul campo a breve».