2009
Zeman: “Cosa va e cosa non va in Inter, Milan e Juventus”
La Gazzetta dello Sport ha intervistato il tecnico del Foggia Zeman per parlare della sua avventura in Lega Pro, ma anche dell’attualità della Serie A: “Il mio calcio non è cambiato, i concetti base sono rimasti gli stessi come l’obiettivo ultimo, che è riempire lo stadio. Gli attori hanno bisogno di un pubblico, le sue dimensioni aiutano a capire la bontà di un lavoro. Io ancora anticipatore del calcio? No. Il Barcellona di questi anni ha occupato il terreno alla mia maniera, ma sviluppando possesso palla anzichè verticalizzazione, e l’ha fatto benissimo grazie a una straordinaria tecnica individuale. Io credo più nell’attacco rapido perchè imiei ragazzi a un certo punto della ragnatela sbaglierebbero un passaggio. Devono essere più veloci dell’errore in agguato. à? passato molto tempo e certe mie vecchie idee ora sono condivise. Prendiamo la preparazione atletica. Quando cominciai ad allenare, molti giocatori erano abituati a fare due giri di campo e poi subito la partitella; logico che le mie squadre, sottoposte a un lavoro fisico duro e metodico, alla
domenica corressero il doppio delle altre. Oggi la parte atletica è curata ovunque, non posso più marcare una differenza in quel senso. Il mio Foggia? Dobbiamo ancora lavorare molto, la costruzione del nuovo Foggia è appena agli inizi, e non pensi che sia orgoglioso di avere la difesa più battuta dei campionati professionistici. Fra qualche settimana spero di conservare soltanto il miglior attacco, anche perchè in carriera, e la cosa non è mai stata granchè sottolineata, soltanto una volta ho chiuso un torneo con la difesa peggiore. E comunque non sono retrocesso nemmeno quella volta. Come mi trattano i colleghi in Lega Pro? Con rispetto eccessivo. Siamo tutti uguali, se sono qui è perchè valgo la Lega Pro, evidentemente. Se fossi all’Inter? Metterei i giocatori nel ruolo in cui rendono di più, e trovo che Benitez si stia muovendo in quel senso. Eto’o è un centravanti formidabile, dev’essere lui a giocare in mezzo. Il Milan? Il problema del Milan non è Pirlo, che sa verticalizzare comepochi. Il problema è la staticità delle punte. Il lancio rapido per impedire alla difesa di schierarsi ha un senso se gli attaccanti,
col loro movimento, l’hanno già spettinata. La Juve? Non gioca il mio calcio”.