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Come la Serie A si sta adattando alle nuove tecnologie

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Nel calcio, come in ogni mestiere che si rispetti, sapersi adattare ai cambiamenti non è un vezzo: è una questione di sopravvivenza. E la Serie A, che per decenni ha fatto scuola con la sua difesa a oltranza e il genio tattico da lavagna e gessetto, oggi si ritrova davanti a un bivio ben più silenzioso ma altrettanto decisivo: quello dell’innovazione tecnologica.

Ora si parla di blockchain, di scouting basato sull’intelligenza artificiale, di dati biometrici e modelli predittivi. Ma attenzione: non tutto ciò che luccica è progresso. Spesso, dietro il gergo tecnico e le trasformazioni digitali, si nasconde semplicemente una vecchia intuizione con un’interfaccia nuova. 

E se parliamo di trasformazioni digitali che hanno davvero cambiato le abitudini delle persone, poche sono state così radicali come quella avvenuta nel mondo delle scommesse sportive. Un tempo le schedine si giocavano al bar sotto casa, compilate a penna su fogli di carta e consegnate al banco tra chiacchiere, oggi le scommesse vivono quasi interamente online, integrate con app mobili, sistemi di notifica in tempo reale e algoritmi che suggeriscono puntate basate su comportamenti e preferenze. Sempre più utenti si informano sul web, confrontano piattaforme, e approfittano di offerte mirate e bonus ben strutturati (fonte: https://esportsinsider.com/it/gambling/siti-scommesse-bonus).

L’occhio elettronico: come cambiano le regole del gioco

Partiamo da un errore che fanno in tanti: pensare che la tecnologia nel calcio serva solo per il VAR o per le telecamere sulle linee di porta. La verità? Quelle sono solo le punte dell’iceberg. Il grosso del lavoro si fa lontano dai riflettori, nei centri sportivi e nei data center.

Oggi ogni squadra di Serie A lavora con piattaforme avanzate di match analysis, dove ogni movimento del giocatore viene registrato, codificato e analizzato. Si tratta di veri e propri modelli prestazionali, basati su migliaia di dati raccolti a ogni partita. Non è più solo questione di “chi corre di più”, ma di dove, come e quando si corre. Chi sa leggere quei numeri ha un vantaggio competitivo che un tempo era riservato agli osservatori con occhio clinico e taccuino consumato.

Prendiamo l’uso dei GPS vestiti sotto le maglie. Alcuni li liquidano come gadget, ma per chi sa cosa cercare, offrono dati vitali: frequenza cardiaca in tempo reale, accelerazioni, decelerazioni, zone di rischio infortuni. È come avere un meccanico che ti monitora il motore mentre corri un Gran Premio.

E se il campo è cambiato, anche la preparazione non è più quella di una volta. Software di carico lavoro e algoritmi predittivi aiutano a pianificare allenamenti millimetrici, con l’obiettivo di ottimizzare la forma nei momenti chiave della stagione. Una volta bastava affidarsi all’istinto del preparatore atletico. Oggi, l’istinto va corroborato da dati solidi, altrimenti si rischia grosso.

Tifosi, social e monetizzazione: il calcio entra nell’era 4.0

Un altro errore comune è credere che l’innovazione si fermi al rettangolo di gioco. Niente di più sbagliato. Oggi la partita si gioca anche sugli smartphone dei tifosi, nelle stories, nei contenuti personalizzati e nei sistemi di fidelizzazione digitale.

La Serie A lo sa, e infatti sta spingendo forte sulla digitalizzazione dell’esperienza tifoso. Dalla realtà aumentata che ti porta a bordo campo, fino alle app ufficiali delle squadre che integrano ticketing, merchandising e contenuti esclusivi, l’obiettivo è uno solo: coinvolgere. Non si tratta solo di far vedere la partita, ma di farla vivere a 360 gradi, anche a chi sta a mille chilometri dallo stadio.

I club più lungimiranti stanno lavorando su piattaforme proprietarie per contenuti on-demand, con logiche simili a Netflix. L’idea è semplice: se non puoi competere con la Premier League sul piano economico, devi farlo sul piano dell’esperienza. Offri qualcosa che altri non hanno: intimità, accesso dietro le quinte, senso di appartenenza.

Occhio anche alla tokenizzazione: un argomento che può sembrare moda passeggera, ma che invece nasconde un potenziale enorme. Alcune squadre stanno già sperimentando con fan token che permettono ai tifosi di votare su decisioni minori del club o accedere a premi esclusivi. È un modo per monetizzare la passione, certo, ma anche per trasformare il tifo in una relazione interattiva.

Un esempio emblematico? L’uso dell’intelligenza artificiale nei chatbot delle squadre, che rispondono in tempo reale alle domande dei fan, integrano dati di match analysis e vendono merchandising durante le conversazioni. Una volta c’era il centralino. Oggi c’è un algoritmo con maglia e sciarpa.

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