Fassone-Milan, l'ex a. d. si difende: «Spiare era una decisione condivisa»
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Spy story Milan, la replica di Fassone: «Il cda sapeva tutto»

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L’ex a. d. del Milan Marco Fassone risponde alle accuse di spionaggio nei confronti di giornalisti e dipendenti rossoneri arrivate ieri tramite Elliot tramite il legale Francesco Rotondi

In casa interista il caso Radja Nainggolan, in casa Milan invece quello dell’ex amministratore delegato Marco Fassone, di cui da ieri si parla senza sosta. Tra le motivazioni che avrebbero portato al suo licenziamento da parte della nuova proprietà di Elliot, infatti, sarebbe spuntata quella relativa ad alcuni pedinamenti operati nei confronti di alcuni giornalisti e dei controlli effettuati sui tabulati telefonici di alcuni dirigenti rossoneri, tutti sospettati di essere le talpe che, in piena crisi della breve era di Yonghong Lì, avevano spifferato ai giornali della situazione traballante rossonera. Accuse pesanti, a cui però nelle ultime ore lo stesso Marco Fassone ha deciso di replicare direttamente attraverso il suo legale.

«L’attività investigativa era nota a tutto il cda – ha dichiarato l’avvocato Francesco Rotondi a La Repubblica stamane – . Quella decisione fu concordata e avallata dal consiglio d’amministrazione per rispondere a una fuga di notizie. Una decisione collettiva, presa di comune accordo. Fu un’attività di indagine difensiva, lecita, normata dalla legge. Il mio assistito ha sempre riportato al cda, tanto che il nome della stessa società di investigazione venne suggerito da qualcun altro». Insomma, la strategia difensiva di Fassone, che ha fatto causa al Milan per ingiusto licenziamento (a fine gennaio la prima udienza del processo) è chiara: dimostrare come le decisione assunte siano state avallate dalla vecchia società…