Roma, Dzeko è la cessione giusta. La ricostruzione - Calcio News 24
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Roma, Dzeko è la cessione giusta. La ricostruzione

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Situazione assolutamente fluida: Emerson e Dzeko verso il Chelsea per sessanta milioni di euro tra parte fissa e bonus. Roma, ecco perché è la mossa giusta

La sessione invernale di calciomercato entra nella sua fase finale ma il botto deve ancora arrivare e con ogni probabilità coinvolgerà la Roma di Pallotta: il Chelsea ha offerto sessanta milioni di euro – ripartiti tra i cinquanta di base fissa e i dieci variabili legati a bonus su rendimenti individuali e risultati complessivi, oltre al prestito secco di Michy Batshuayi  fino al termine della stagione – per portare a Londra Emerson Palmieri ed Edin Dzeko. Sono i due rinforzi individuati da Antonio Conte per ottimizzare il prosieguo della stagione, nonostante il centravanti bosniaco non possa essere impiegato in Champions League per il contestuale utilizzo già effettuato dalla Roma nella fase a gironi. Via libera invece per l’esterno brasiliano, il cui infortunio ne ha condizionato la presenza per l’intera fetta di stagione.

Addio Dzeko, lo stato della trattativa

Roma e Chelsea procedono spedite verso l’accordo che andrà a definire il passaggio di Emerson e Dzeko alla corte di Conte: le cifre sono quelle che vi abbiamo precedentemente riferito, mancava inizialmente la piena disponibilità dell’attaccante slavo, in parte indeciso sul trasferimento in corso d’opera, condizionato anche dall’impossibilità di disputare la fase finale della Champions League. Nella giornata di ieri la situazione ha conosciuto un’evoluzione: Dzeko parrebbe essersi convinto dell’operazione e sta considerando con serietà l’ipotesi del suo ritorno in Premier League, dopo gli anni felici vissuti con la maglia del Manchester City. C’è di più: secondo quanto raccolto dalla nostra redazione, Roma e Chelsea procederebbero all’affare anche singolarmente, nel senso slegando le due operazioni qualora la volontà di uno dei due calciatori non fosse di carattere positivo. Al momento però è ipotesi di retrovia: il puzzle pare si stia compilando in tutti i suoi pezzi essenziali. Come logico che sia toccherà attendere il momento delle firme per ratificare il buon esito, ma nel momento in cui vi scriviamo filtra un abbondante ottimismo.

Caso Dzeko: la posizione del direttore sportivo Monchi

Nella classica conferenza stampa di presentazione della prossima sfida di campionato tenuta dall’allenatore Eusebio Di Francesco, nella sala di Trigoria si è presentato a sorpresa anche il direttore sportivo giallorosso Monchi: ad ogni probabilità un segnale che la società ha voluto mandare in ogni direzione, interna come esterna, per tranquillizzare un po’ tutti sulle intenzioni che la Roma ha per il suo presente e futuro. Il Monchi pensiero è infatti riassumibile in questi concetti: il club Roma ha il dovere di valutare ogni offerta che arriva in merito ad un proprio tesserato, senza eccezioni e con la giusta serenità, il corretto approccio al lavoro. Tenendo presente l’obiettivo madre: quello di rinforzare sempre e comunque la Roma e renderla via via più competitiva, strutturarla per avvicinarla alle primatiste Napoli e Juventus. Tra le righe l’apertura alla doppia operazione è totale, ma nelle intenzioni è proprio la presenza in conferenza stampa del ds Monchi – e la scelta dunque di metterci la faccia – a dover rassicurare il mondo giallorosso.

Roma, perché quella di Dzeko è la cessione giusta

Partiamo da un fatto: la Roma è chiamata a rientrare di circa cinquanta milioni di euro entro il prossimo giugno, per appianare il suo rosso di bilancio e mettere a posto in conti con la Uefa, nel cui occhio il club giallorosso è entrato per via dei paletti posti dal financial fair play. Dunque un paio di cessioni pesanti si sarebbero rese necessarie, anche per finanziare il prossimo mercato in entrata: il rischio di ritrovarsi senza un perno dell’attuale Roma, con il nome di Nainggolan in tal senso su tutte le copertine, si è fatto sentire forte. Classe ’86, Edin Dzeko è prossimo ai trentadue anni e – nei suoi alti come nei suoi bassi – ha mostrato caratteristiche strutturali non pienamente aderenti al campionato italiano. Lento ed a tratti troppo macchinoso, spesso in difficoltà nell’aggressione della profondità, da servire più palla al piede con tutte le difficoltà che una situazione del genere impone nelle dinamiche del calcio italiano, per via della maniacale attenzione difensiva che gli allenatori imprimono di base alle proprie squadre.

Altre ragioni

Poi ci sono i numeri: quelli di Edin Dzeko sostanzialmente sono positivi soltanto nel suo secondo anno con la maglia della Roma, quando è stato abile a conquistare lo scettro del capocannoniere del torneo con ben ventinove reti. Appena otto però nel suo battesimo in Serie A, sono nove quelli attuali in campionato: soltanto uno in chiave big match, peraltro ininfluente sul risultato, quello siglato all’Inter alla seconda giornata di Serie A. A secco poi con Napoli, Lazio e Juventus, a dire il vero all’asciutto in ben dodici gare sulle diciannove disputate in campionato. E quando non segna tende a scomparire dal campo. Peraltro, cinque delle nove reti all’attivo le ha firmate contro Benevento, Verona e Spal, i tre fanalini di coda della classifica. L’alternativa è quella di privarsi di uno dei perni della squadra, che nel caso della Roma attualmente sono Alisson, Manolas, Kolarov, Nainggolan, Strootman, De Rossi e Florenzi. O di rinunciare anche ad alcuni calciatori di massima prospettiva, su tutte quel Pellegrini che strada facendo scala posizioni nelle gerarchie di mister Di Francesco.

Dzeko nella Roma di Eusebio Di Francesco

Ecco, le gerarchie di Eusebio Di Francesco. Cascano al momento ideale nella nostra argomentazione perché innanzitutto c’è da valutare quali siano state le caratteristiche prescelte dal tecnico in chiave centravanti: il riferimento offensivo centrale del suo 4-3-3 è sempre stato un attaccante più mobile di quanto lo sia Dzeko, vedi ai tempi del Sassuolo prima Simone Zaza e poi Gregoire Defrel, quest’ultimo oggi ai suoi ordini in casa Roma e motivato al rilancio dopo un avvio stravolto dalla sequela di infortuni. Al centro di tutto c’è anche la coesistenza con Patrik Schick, l’acquisto più dispendioso nell’intera storia della Roma: non ci giriamo intorno, nel 4-3-3 di Di Francesco non c’è spazio per entrambi. L’allenatore, per impiegarli contestualmente, salvo miracoli avrebbe dovuto cambiare il suo modulo di riferimento. L’eventuale addio di Dzeko invece andrebbe a responsabilizzare Schick, finora apparso in pantofole nell’approccio alla sua nuova esperienza professionale: il clamoroso gol mancato nel battito finale della gara dello Juventus Stadium è soltanto la fotografia dei suoi primi mesi all’ombra del Colosseo. Con la titolarità arriverebbe in dote la responsabilità: Schick sarebbe investito del ruolo di centravanti della Roma (neanche ci sarebbe bisogno di sostituire Dzeko, con Defrel valida alternativa centrale all’attaccante ceco), come logico dedurre dalla rilevanza economica dell’operazione conclusa con la Sampdoria nella scorsa estate, ragion per cui sarebbero finiti i tempi di prova. E all’attaccante sarebbero messi in mano tutti gli strumenti per prendersi la Roma, per farla diventare la sua Roma. Se non ne sarà capace amen, ma urge effettuare il tentativo. Fosse solo per spiegarne l’investimento.