Sergei Gurenko, il primo bielorusso d'Italia - Calcio News 24
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2009

Sergei Gurenko, il primo bielorusso d’Italia

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Sergei Gurenko nasce a Grodno in Bielorussia il 30 settembre del 1972. Figlio di modesti operai, inizia la sua carriera nel 1989, quando ancora la Bielorussia era una delle Repubbliche dell’ex Unione Sovietica, nel Chemik la squadra della sua città .

A piccoli passi scala le gerarchie del club, venendo promosso, poco alla volta, dalle giovanili del maestro Yura Fiodoroff fino alla prima squadra. Dopo il primo anno di apprendistato, non solo si conquista il posto da titolare, ma diventa una vera e propria bandiera per i “Cervi di San Casimiro”, con i quali conquista la Prima Divisione, e a dispetto dei pronostici, riesce addirittura nell’impresa di portare a casa la Coppa di Bielorussia del 1993.

Sì perchè il Chemick Grondo, che nel 1992 aveva cambiato nome ritornando a quello originale della fondazione del “?64: FC Neman Grodno, grazie ai gol di Juri Mazurchik, stupisce tutti piazzandosi quarto in campionato, ma soprattutto arrivando a vincere la Coppa nazionale, battendo in semifinale i detentori del trofeo della Dinamo Minsk di Valentin Belkevich, ed in finale il Vedrich Rechitsa. Gurenko, nonostante i suoi vent’anni, gioca tutta la partita a dimostrazione di come sia ormai uno delle pedine più importanti per la squadra di Grodno. Un giovane di sicuro avvenire.

La Dinamo Minsk lo corteggia per lungo tempo, ma lui, inguaribile romantico, proprio non si vede con una maglia diversa da quella della squadra della sua città  e rifiuta le continue avances del club per il quale da piccolo faceva il tifo.

La svolta per la sua carriera arriva nel 1995, quando dopo sei anni in Bielorussia, equamente divisi tra serie B e serie A, arriva una chiamata alla quale proprio non si può dire di no: quella della Lokomotiv Mosca.

Le stagioni con i rossoverdi di Mosca sono forse quelle di maggiori soddisfazioni per Gurenko, il quale diventa uno dei veri e propri simboli del club moscovita. Giocatore di eccellente disciplina tattica, si segnala per una buona velocità  di base e una notevole forza nei contrasti. Abile e rapido negli anticipi come nei recuperi, garantisce grande sostanza e affidabilità  e per questo motivo è sempre uno dei titolari della Lokomotiv.

Con i russi si toglie diverse soddisfazioni, raggiungendo prestigiosi traguardi. Gurenko, infatti, conquista due Coppe di Russia: nel 1996 (3-2 allo Spartak Mosca) e l’anno successivo (2-0 alla Dinamo Mosca). Anche in Europa la Lokomotiv riesce ad essere protagonista, arrivando per due anni consecutivi a giocarsi la semifinale di Coppa delle Coppe. Peccato che lo Stoccarda prima, e dalla Lazio poi, si dimostrano ostacoli insormontabili.

L’annata d’oro per il terzino di Grodno sembra essere il 1999, non solo perchè riceve il premio di calciatore bielorusso dell’anno, succedendo ad Aliaksandr Khatskevich, ma anche perchè il 31 marzo gioca da protagonista una partita molto importante. Quel giorno, infatti, si incontrano ad Ancona Italia e Bielorussia in un match di qualificazione ai campionati Europei. Finisce 1-1, è il primo passo falso della nazionale di Zoff nel cammino europeo dopo tre successi consecutivi, fermata dalla buona prova di una Bielorussia che invece era reduce da sei sconfitte di fila.

Bruno Pizzul, voce storica delle telecronache degli azzurri, in quell’occasione è affiancato da Fabio Capello, a spasso dopo lo sfortunato remake del ’97-“?98 con i rossoneri. Il tecnico friulano sottolinea più volte la prova di quel terzino tutto cuore e polmoni, dalla grande mobilità  e dagli ottimi cross. Il suo nome? Sergei Gurenko.

La stagione successiva la Roma passa dalle mani di Zeman proprio a quelle di Capello, il quale appena arriva nella capitale si trova a dover risolvere la grana Candela. Il francese, infatti, già  alla fine del campionato 1998-99 sembrava destinato ad accasarsi all’Inter.

La dirigenza, in preallarme per il possibile addio, è alla ricerca di un sostituto. Capello, memore delle buone prestazioni di Gurenko durante le qualificazioni all’Europeo, soprattutto nelle due gare contro l’Italia, ne raccomanda l’acquisto, quando ancora non si sapeva se Candela sarebbe rimasto o meno.

Il nazionale bielorusso, che certamente non fa del fisico il suo punto di forza, essendo alto poco più di 1.72 cm, con una corporatura che lo fa apparire tarchiatello più che massiccio, diventa così il primo calciatore del suo paese a metter piede in serie A (in verità  il primato spetterebbe a Sergei Aleinikov, sennonchè quando la Juve lo acquistò era a tutti gli effetti un cittadino sovietico).

Fortunatamente per la Roma, però, Capello riesce a convincere Candela a restare nella Capitale. Scelta che per il transalpino si rivelerà  essere azzeccatissima, visto e considerato che disputa uno strepitoso campionato, risultando essere uno dei migliori nelle classifiche di rendimento. Ovviamente l’inattesa esplosione di Candela condiziona anche l’annata di Gurenko. Il bielorusso, infatti, nonostante la sua duttilità  tattica, che gli aveva permesso di essere utilizzato indifferentemente come terzino o come laterale di centrocampo, sia a destra che a sinistra, non vede quasi mai il capo da gioco, chiudendo la stagione con sole 5 presenze.

Eppure Sensi al suo arrivo in giallorosso si era lasciato andare ad un commento entusiasta nei suoi riguardi. Convinto, infatti, di aver fatto un buon acquisto aveva dichiarato: Ã?«Gurenko è un mancino naturale, capitano della nazionale bielorussa, insomma un giocatore di grande prestigio internazionale!Ã?».

Considerato il flop del suo trasferimento dalla Lokomotiv, dove era uno dei protagonisti, alla Roma dove a fin dei conti risulta essere un signor nessuno, decide di fare le valige e di trasferirsi. Dopo l’Italia tenta l’avventura in Spagna. A gennaio del 2001 i dirigenti del Saragozza concordano con Franco Baldini il trasferimento in prestito con diritto di riscatto del difensore che continuava a non trovar spazio in squadra. L’esperienza spagnola però non è certamente più fortunata di quella italiana. Con il club aragonese, infatti, Gurenko gioca poche partite in più della stagione precedente, senza impressionare più di tanto.

Nel 2001-02 ritorna in Italia, ma questa volta veste la maglia che indossa è quella del Parma. La Roma pur di scaricarlo concorda con Tanzi un triplice scambio: Gurenko, Mangone e Poggi in Emilia e Longo, Fuser e Lassissi a Trigoria. Un “affarone” (sic!), soprattutto per ripianare i bilanci con il famigerato meccanismo delle plusvalenze, che permette un utile (fittizio) per entrambe le società  di una cinquantina di miliardi!

A Parma Gurenko trova Ulivieri, il quale non era per niente dispiaciuto del suo arrivo. Il tecnico toscano, infatti, lo avrebbe voluto alle sue dipendenze già  l’anno prima a Cagliari. Peccato, però, che l’avventura di Ulivieri sulla panchina dei ducali duri appena dieci giornate, prima d’esser mandato via. Con l’addio di Ulivieri svanisce anche la speranza di Gurenko di giocare, così a fine campionato le sue presenze sono appena tre, peggio che nella Roma. Determinato a far bene l’anno seguente Gurenko, a fronte della possibilità  di tornare in patria decide di restare in Italia. Si accasa a Piacenza, dove finalmente riesce a conquistarsi la maglia da titolare giocando 25 partite e siglando una rete, la prima (e unica) nel calcio italiano per giunta al Milan. La squadra emiliana chiude però al sedicesimo posto e retrocede in B.

Libero da vincoli contrattuali Gurenko decide di ritornare alla Lokomotiv dove si reinventa mediano difensivo. Ruolo che gli consente, nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, di restare comunque a certi livelli, costringendo alla panchina i numerosi giovani centrocampisti, acquistati per prendere il suo posto. Professionalità , carisma ed esperienza sono le qualità  che ne fanno uno dei leader massimi dello spogliatoio della Lokomotiv, un’intramontabile uomo della vecchia guardia.

Dopo le sei stagioni nella capitale russa, culminate nel 2004 con la vittoria del campionato, Gurenko, nonostante la possibilità  di continuare la sua avventura a Mosca, decide di ritornare a casa per chiudere la carriera e raggiungere così le 100 presenze nella VyÃ?¡Ã?¡aja Liga. Firma così un contratto annuale con la Dinamo Minsk, la squadra che per tanto tempo si era negato, dichiarando orgoglioso: Ã?«à? ora di ripagare il paese che mi ha formato come calciatoreÃ?».

Appese le scarpette al chiodo Gurenko è passato dal campo alla panchina diventando l’allenatore proprio della Dinamo, in una tribolata stagione che ha visto accomodarsi sulla panchina del glorioso club bielorusso ben tre allenatori.

Gurenko ha fatto parte per dodici anni della nazionale di calcio della Bielorussia, della quale è stato anche capitano, collezionando ben 80 presenze (e 3 gol), grazie alle quali a tutt’oggi è secondo nella classifica delle presenze nella storia della sua nazionale, alle spalle di Alexandr Kulchiy.

Il debutto risale al 25 maggio 1994 in una gara amichevole contro l’Ucraina. Nel 2005 sembrava aver detto addio alla nazionale in seguito ad un litigio avuto con il C.T. Yuri Puntus nella sfida contro la Moldavia, per le qualificazioni al Campionato del Mondo 2006. Richiamato a furor di popolo, come accade solo per i grandi giocatori, ha chiuso definitivamente con la maglia della nazionale l’11 ottobre del 2006 nel 5-3 alla Slovenia.

La dimostrazione del peso specifico che ha avuto Gurenko nel suo paese è proprio la lunghissima militanza con la maglia della nazionale, che lo ha visto protagonista quasi sin dagli esordi della rappresentativa bielorussa. Il lasciapassare per la serie A del resto lo ha guadagnato proprio grazie alla sua nazionale e grazie soprattutto alla pessima intuizione di un tecnico come Capello, il quale pare era pronto a mettere la mano sul fuoco per lui. Al buon Sergei non faceva difetto nè l’esperienza nè tantomeno il carattere e l’etica lavorativa, però per poter giocare a certi livelli (vedi Roma) bisogna avere delle qualità  tecniche che evidentemente Capello aveva sopravvalutato. A Piacenza non ha fatto male, ritagliandosi comunque un suo spazio, ma la domanda è: il calcio italiano aveva davvero bisogno di importare un giocatore dalla Bielorussia per vederlo vivacchiare in A?

Video:

http://www.youtube.com/watch?v=n0PMqixqD88&feature=related

http://www.youtube.com/watch?v=x88j5C_-iBU