2014
Verso Brasile 2014, Algeria: berberi e champagne
Molta qualità a centrocampo, ma il contorno pare difettoso: un focus sulla nazionale berbera
ROCK THE CASBAH – Quando si pensa all’Algeria viene subito in mente il petrolio, oppure quello splendido film di Gillo Pontecorvo – La Battaglia di Algeri – che fotografa in maniera abbastanza verosimile la rivoluzione algerina a cavallo tra gli anni ’50 e 60′. Del calcio algerino si sa poco o niente, perlomeno del campionato indigeno, visto che di algerini in Serie A ne abbiamo eccome. Zinedine Zidane ad esempio, pur avendo giocato e vinto con la Francia, è di chiare origine berbere e il suo nome, invero molto diffuso nel nord Africa, significa bellezza della religione. Già, la religione, quella che ha fatto perdere l’occasione a Belfodil di prendersi un posto all’Inter visto che ai preparatori nerazzurri il suo digiuno durante il ritiro non è andato giù facilmente, e lo stesso Belfodil non si è più davvero ripreso e salterà questi Mondiali. La squadra è un mix di giovani interessanti e qualche calciatore esperto, anche se manca un vero e proprio faro soprattutto in zona offensiva.
IL CONDOTTIERO, VAHID HALILHODZIC – Vahid Halilhodzic è l’allenatore che più somiglia a un sergente di ferro tra quelli del Mondiale 2014. Infelssibile e severo è stato anche al centro di numerose critiche da parte dei media locali e soprattutto di molti giocatori – Ishak Belfodil su tutti – per le sue convocazioni. Non può fare affidamento su un gruppo eccellente, questo è chiaro, ma comunque è riuscito a plasmare una squadra interessante che può contare sulla vivacità di una linea mediana giovane e molto tecnica, frutto anche della crescita calcistica in Francia di molti elementi presenti in rosa. Halilhodzic, come i lettori più attenti avranno già intuito, non è algerino bensì bosniaco ed è alla sua seconda esperienza con una nazionale dopo il bienno 2008-2010 in Costa d’Avorio; dal 2011 è ad Algeri e nonostante le voci su un esonero pre-Mondiale (si è parlato di Trapattoni ct) è sempre lì con la sua Algeria, ha dominato il grupo di qualificazione e per il rotto della cuffia ha fatto fuori il Burkina Faso nello spareggio per Brasile 2014.
LA STELLA, SOFIANE FEGHOULI – Feghouli è nato e cresciuto calcisticamente in Francia, da piccolo ha rifiutato un contratto col PSG per continuare la sua carriera nella tranquilla Grenoble, dalla quale è poi passato al Valencia e lì si è affermato a livello intercontinentale. Feghouli è un classe 1989 e di classe, appunto, ne ha da vendere: può giocare come mezzala, trequartista o come ala, come ha fatto spesso a Valencia, e sulla fascia libera spesso tutta la sua tecnica e la sua fantasia. Ha un carattere un po’ così, l’indole è da giocatore di livello ma ha il vizio di perdersi talvolta in un bicchier d’acqua. Il gioco delle volpi del deserto comunque passerà dai suoi piedi, quindi gli avversari dovranno marcarlo stretto; per come punta l’uomo e per il modo in cui tocca la palla ricorda Taarabt, altro giocatore berbero (marocchino per la precisione) cresciuto in Francia e nell’Under 21 francese. Se al mattino si alza col piede giusto, Sofiane Feghouli è un pericolo costante.
LA GIOVANE PROMESSA, NABIL BENTALEB – In questa stagione travagliata il Tottenham Hotspur di Franco Baldini ha praticamente sbagliato tutto. Per grazia divina poi è arrivata l’Europa ma comunque è stata un’annata abbastanza deludente, se non fosse per qualche giovane interessante, vedi la punta Kane oppure questo Nabil Bentaleb, nato a Lilla nel novembre 1994 ma algerino a tutti gli effetti. Si tratta di un centrocampista che fa delle fase offensiva il suo punto di forza, nonostante un discreto fisico faccia sì che anche dietro possa dire la sua, infatti è abile nello spezzare la manovra avversaria e anche nel ripartire palla al piede. Ha esordito solo a marzo con l’Algeria in un’amichevole con la Slovacchia ma si candida a diventare un punto fermo per Halilhodzic e forse per il Tottenham. Fa parte di quella schiera di giocatori con un alto tasso tecnico che popolano la rosa dell’Algeria, in un centrocampo che se vuole può giocare un calcio champagne, peccato che gli altri reparti siano meno all’altezza. Le squadre che vogliono rinforzare il proprio centrocampo in estate guardino attentamente le prestazioni di Bentaleb, non se ne pentiranno.
L’UOMO MERCATO, SAPHIR TAIDER – La vetrina Mondiale è un bel banco di prova per molti giocaori, in special modo per quelli di nazionali outsider come l’Algeria che cercano di mettersi in mostra per un ingaggio in una squadra europea di livello. Tra questi poteva sicuramente esserci Zinedine Ferhat, il cui nome non vi dirà assolutamente nulla di nuovo, ma le cui caratteristiche vi faranno venire voglia di chiamare il ds della vostra squadra del cuore per acquistarlo. Peccato però che per il regista dell’USM Alger non sia arrivata la conferma nei ventitré del ct bosniaco. Saphir Taider è un altro che può infiammare il calciomercato: arrivato a Bologna con gli starli del campione, è passato all‘Inter dove ha giocato bene all’inizio e maluccio sul finire. I nerazzurri vogliono inserirlo in qualsiasi trattativa che preveda una contropartita tecnica, nemmeno fosse un 36enne bollito. Si tratta pur sempre di uno dei tanti centrocampisti tecnici algerini, ha anche personalità ed è un classe 1992, insomma uno su cui poter puntare ancora e al quale dare fiducia.
L’ULTIMO MONDIALE – La tradizione algerina ai mondiali non è per niente entusiasmante, le partecipazioni finora sono 3 e tutte e tre concluse al primo turno. Oltre al 1982 e al 1986 l’Algeria ha preso parte al Mondiale di Sudafrica 2010, anche lì interrompendo la sua corsa dopo sole tre partite. Un pareggio e una sconfitta, con zero gol fatti e due subiti ma con la soddisfazione di aver bloccato l’Inghilterra di Capello sullo zero a zero: questo il quadro completo dell’ultima partecipazione dei berberi a una coppa del mondo.
DOVE ARRIVERA’ L’ALGERIA? – La forza dell’Algeria sta nella tecnica dei centrocampisti e anche di alcuni difensori, come il napoletano Ghoulam, ma per il resto, tolta l’esperienza di elementi come Bougherra o Mbolhi, la carne sul fuoco è veramente poca. In avanti non c’è il bomber capace di risolvere una gara e il peso dell’attacco è tutto su Djebbour, non proprio uno spaccaporte. Se a tutto questo si unisce che l’Algeria è capitata in uno dei peggiori gironi possibili allora il gioco è fatto. La freschezza del Belgio e una Russia abbastanza pragmatica sono favorite per il passaggio del turno, poi c’è da fare i conti con la mina vagante Corea del Sud, per questo l’Algeria dovrà accontentarsi di fare una bella figura e di sperare in una sorpresa. Difficile comunque immaginarla agli ottavi di finale, Halilhodzic si metta l’anima in pace.