2014
Zeman: «Tavecchio? Ha deciso la casta. Conte e Pjanic…»
Il tecnico boemo dal Cagliari alla Nazionale, dal razzismo alle critiche
CAGLIARI ZEMAN – Gli anni passano, ma la sua filosofia non cambia: Zdenek Zeman crede in un calcio che debba divertire e nei giovani da crescere con l’etica del lavoro. Accolto con entusiasmo dai tifosi del Cagliari, il tecnico boemo ha promesso massimo impegno e idee, perché, viste le esigue risorse economiche del club sardo, bisogna sorprendere con il gioco. Ma l’analisi ai microfoni del Corriere dello Sport parte dall’asse Lotito-Galliani-Preziosi alle elezioni FIGC con la vittoria poi di Carlo Tavecchio: «E’ difficile cambiare il sistema se i personaggi sono sempre quelli, uomini che danno poca importanza al calcio giocato: è una casta che ha scelto il suo presidente. So bene che nel calcio ci sono quelli che pensano solo a far soldi. Li combatto, sono diverso. E insisto sulla mia strada. Dalla mia panchina e sui campi io vedo correre persone, non soldi, sento battere cuori, non le casse del business».
CALCIO ITALIANO – Dalla FIGC al flop della Nazionale ai Mondiali e alla scelta del nuovo commissario tecnico il salto è breve: «Mi rifiuto di addossare la colpa a singoli. Non mi è piaciuto il gioco a fare di Mario Balotelli il capro espiatorio del tonfo mondiale, per di più dopo che gli stessi denigratori l’avevano esaltato per il gol all’esordio contro l’Inghilterra. C’è a monte un problema di cultura, di lavoro, di settori giovanili poco curati. Conte ct? E’ un allenatore, alla Nazionale serve un selezionatore».
IL SUO CREDO – Zeman, che non sente di essere invecchiato, ma che piuttosto continua a lavorare ispirandosi alle lezioni imparate a Praga, ha fiducia nelle possibilità del Cagliari di far bene nella prossima stagione: «Sto spiegando alla squadra che occorre lavorare duramente per far divertire la gente sugli spalti, i tifosi, quelli veri. Persone che non hanno niente a che fare con i violenti. Chissà perché quello che non si può fare in mezzo alla strada è permesso dentro lo stadio. Possiamo sorprendere? C’è spazio anche per noi. Mi diverto seguendo il mio progetto di calcio. Sono contro il sistema, fuori dal Palazzo, ma insieme a tante persone che apprezzano ciò che faccio. Ciò mi ha dato la spinta e le soddisfazioni per andare avanti».
LE CRITICHE – L’attenzione si sposta poi su Miralem Pjanic, che recentemente ha dichiarato di essersi allenato senza entusiasmo durante l’esperienza di Zeman sulla panchina della Roma. E il tecnico boemo risponde come al solito senza paletti anche quando viene tirato in ballo Daniele De Rossi: «Continuo a dire che il nostro è uno sport professionistico, e occorre lavorare seriamente. Se qualche giocatore, ad esempio Pjanic, crede che il campo sia un parco giochi, sbaglia. E’ cambiato il rapporto dei calciatori fra loro. Prima stavano molto in gruppo, non ognuno per sé o chiuso con le cuffie o a navigare su Internet. Devo dire che a Cagliari c’è un bel gruppo, ho dieci giovani molto impegnati sul lavoro. E anche molto in sintonia fra loro. Io credo nei rapporti personali, detesto persino l’uso del telefono. A me piace giocare a carte e vedere i ragazzi giocare, anche se molte società lo proibiscono. Magari temono giochino a soldi. De Rossi? Io non ho mai avuto un problema con De Rossi, forse lui ha avuto problemi con me».
IL PROGETTO – Zeman, soddisfatto della soluzione alla questione stadio, ha commentato anche le dichiarazioni del presidente Tommaso Giulini, che sogna di festeggiare i 100 anni del club nel 2020 con un Cagliari da Champions League: «Il problema dello stadio è importante, soprattutto per una società di Serie A. Ma anche qui vorrei distinguere fra sport e affarismo. Se costruire lo stadio diventa un alibi e uno strumento per poter realizzare investimenti immobiliari intorno e dentro lo stadio, questo non giova al calcio. Per me sarebbe bene aggiustare e migliorare gli stadi che ci sono. Sono contento che il presidente abbia grandi ambizioni e sogni, fondamentali nello sport. Poi bisogna rendersi conto della realtà. Se si vuole arrivare a qualche obiettivo, occorre sapere come arrivarci, con un progetto di lunga durata».
VECCHIE RIVALITA’ – Infine, Zeman tocca il delicato tema del razzismo e risponde ad una vecchia battutaccia dell’avvocato Agnelli, che gli rinfacciò di non essere riconoscente con la Juventus, che aveva portato in Italia sui zio Vycpalek salvandolo dai comunisti: «Una brutta battuta, ma ne fanno tutti, anche Tavecchio sui mangia banane. Razzismo? A me sembra che in Italia siate troppo sensibili su questo punto, nel senso che se si fischia un ragazzo africano ci si scandalizza più che se si fischia un italiano. Sapeste che cosa mi hanno urlato a Torino quando sono andato a giocare contro la Juve! Altro che razzismo! Mio zio era considerato il più grande talento del calcio ceko. Agnelli non ha salvato proprio nessuno».