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Fàbregas rivoluziona Como: il lago diventa capitale del nuovo calcio

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Fabregas

C’è una nuova realtà che sta silenziosamente ridisegnando la geografia della Serie A. Non arriva da una metropoli né vanta uno stadio monumentale. Eppure, sulle rive del lago, Como 1907 ha iniziato a parlare un linguaggio diverso, ambizioso. A guidare questa trasformazione, con mano ferma e idee chiare, c’è Cesc Fàbregas, ex campione del mondo e d’Europa, oggi tecnico rivelazione del campionato italiano.

Dopo aver chiuso la carriera da calciatore nel 2023 proprio in maglia azzurra, lo spagnolo ha scelto Como come laboratorio del suo calcio. In pochi mesi, è diventato il cuore tecnico e simbolico del progetto lariano. La stagione 2024/25 ha confermato l’intuizione: una squadra giovane, brillante, capace di chiudere al decimo posto da neopromossa. Un rendimento che ha sorpreso analisti e addetti ai lavori, portando il Como a diventare protagonista anche nei pronostici calcio oggi, spesso indicato come outsider pericoloso in match di alta classifica.

Idee chiare, gioco moderno

Il tratto distintivo di Fàbregas in panchina è la coerenza tattica. L’ex centrocampista di Arsenal e Barcellona ha portato in riva al Lario un’impronta ispirata al gioco di posizione: costruzione dal basso, rotazioni continue in mezzo al campo, pressing alto, aggressività ordinata. Il modulo di partenza è un 4‑1‑4‑1 camaleontico, che diventa 4‑3‑3 o 4‑2‑3‑1 a seconda delle letture in gara.

La squadra lo ha seguito senza riserve. Merito di un gruppo costruito su misura, dove spiccano giovani talenti come Maximo Perrone (ex Manchester City), Martin Baturina, Nico Paz e Jesús Rodríguez, arrivati grazie a una campagna acquisti da oltre 100 milioni di euro finanziata dalla proprietà indonesiana del gruppo Djarum.

Sei vittorie consecutive: il record e la svolta

A certificare la crescita del Como è arrivata, a cavallo tra gennaio e febbraio 2025, una striscia di sei vittorie consecutive in Serie A. Tra le vittime, anche squadre come Genoa, Parma, Atalanta e Cagliari. Un record assoluto per una neopromossa e segnale di una maturità che va oltre il semplice entusiasmo da esordio.

Nel post-partita del 3‑2 esterno contro l’Atalanta, Fàbregas è stato chiaro: «Questo non è un traguardo, è solo una tappa. Siamo al 25% di ciò che possiamo diventare». Parole che raccontano la sua visione di lungo periodo, lontana dalla logica del risultato immediato.

Le tentazioni dei grandi

Il successo del tecnico spagnolo non è passato inosservato. Tra aprile e maggio, il suo nome è stato accostato a panchine prestigiose: Inter, Roma, Bayer Leverkusen, perfino un ritorno in Premier. Ma il Como ha resistito, e Fàbregas ha scelto di restare. «Questo progetto mi appartiene, non è il momento di andarmene», ha dichiarato, rinnovando l’accordo e ottenendo dalla dirigenza un ruolo più ampio anche nelle strategie di mercato.

Un legame forte, rafforzato anche dalla volontà della società di affidargli progressivamente un incarico manageriale sul modello britannico. Una mossa che conferma la centralità dell’allenatore catalano nella costruzione identitaria del club.

Il Sinigaglia e l’identità lariana

Accanto alla dimensione tecnica, il Como sta investendo anche sull’infrastruttura. Dal 2026 partirà la riqualificazione dello stadio Giuseppe Sinigaglia, che sarà ampliato e ristrutturato per ospitare una media spettatori in linea con i club di fascia media-alta. L’obiettivo è chiaro: dare alla squadra e ai tifosi un impianto moderno, funzionale, capace di sostenere ambizioni europee.

Nel frattempo, l’atmosfera intorno al club è cambiata. Gli spalti si riempiono, il merchandising cresce, l’identità territoriale si rafforza. Como è diventata una realtà attraente non solo per i tifosi, ma anche per i calciatori in cerca di un ambiente stimolante e strutturato.

L’obiettivo: stabilità, poi Europa

Con il decimo posto ormai archiviato, il Como guarda avanti. La stagione 2025/26 sarà quella della conferma: stabilizzarsi in Serie A, migliorare la rosa con inserimenti mirati, ridurre la dipendenza dai singoli e alzare il livello della panchina. In parallelo, il club punta a costruire una rete giovanile forte, con un occhio attento al mercato sudamericano e all’Est Europa.

Fàbregas sa che il prossimo salto sarà il più difficile. Ma l’entusiasmo non manca. Né le idee. «Qui non si tratta di correre, ma di camminare con direzione», ha detto recentemente a margine della presentazione del nuovo responsabile dell’area scouting.

Comunicazione, scienza e territorio: i pilastri nascosti

A rafforzare ulteriormente la solidità del progetto Como c’è anche un importante lavoro sul piano della comunicazione e dell’identità visiva. Il club ha lanciato campagne social innovative, coinvolto attivamente la tifoseria con iniziative sul territorio e ha stretto accordi con brand internazionali per le nuove maglie e il merchandising. Una strategia che punta a trasformare Como in un brand calcistico riconoscibile a livello globale, pur mantenendo un legame forte con le radici locali.

In campo, Fàbregas ha portato anche una cura particolare per la preparazione atletica e l’utilizzo dei dati. Ogni allenamento è monitorato attraverso sistemi GPS, mentre lo staff tecnico – che include fisiologi, nutrizionisti e match analyst – lavora in sinergia per ottimizzare la resa dei singoli giocatori. Questo approccio scientifico ha permesso alla squadra di registrare uno dei più bassi tassi di infortuni in Serie A nella passata stagione.

Non è un caso se altri club stanno studiando il “modello Como” per replicarne principi e struttura. Per ora, sulle rive del Lario, si continua a lavorare con la stessa determinazione silenziosa che ha reso questa favola moderna una delle storie più belle del calcio italiano recente.

Como, il modello da esportare

In un calcio italiano spesso prigioniero del risultato e delle polemiche, il caso Como rappresenta un modello alternativo. Una società solida, un progetto tecnico chiaro, un allenatore credibile, uno stile manageriale europeo. Fàbregas ha importato un metodo, non solo una filosofia.

Ed è forse questa la sua vera vittoria: aver dimostrato che anche in Serie A si può costruire senza fretta, valorizzando talento e visione, investendo sulle persone prima ancora che sui nomi. Il lago riflette una storia nuova. E il calcio italiano, nel suo piccolo, se ne accorge.

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