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Napoli-Juventus, il mondo capovolto ribalta la partita?

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Napoli-Juventus, meno due alla sfida più attesa del campionato: l’attuale capolista e la storica capolista nel faccia a faccia da sold-out

NapoliJuventus è oramai realtà: il percorso di avvicinamento alla grande sfida del San Paolo prosegue spedito. Evento sold-out: impianto gremito in ogni ordine di posto, presenti le telecamere di tutto il mondo. L’attuale capolista, il Napoli di Sarri, contro la capolista storica, la Juventus prima di Conte ed ora di Allegri: sei anni al timone della Serie A, un predominio che elegge proprio nei partenopei i candidati più credibili all’eventuale successione. Più che eventuale: i bianconeri non sono certo d’accordo con l’ipotesi dello spodestamento. Si parte dal più quattro: quello accumulato dal Napoli sulla Juventus nelle prime quattordici gare di campionato. Un lasso di tempo senz’altro foriero di indicazioni rappresentative.

Napoli-Juventus ed il mondo capovolto

Lo avevamo raccontato in avvio di stagione a bocce ferme e quelle che allora erano impressioni oggi si sono tradotte in realtà: Napoli e Juventus si sono scambiate i primati di miglior difesa e miglior attacco. Gli uomini di Sarri chiudevano lo scorso campionato vantando l’attacco più prolifico: 94 le reti siglate dai partenopei, alla media di 2.47 gol a partita, contro le 77 dei campioni in carica (terzo attacco del torneo dopo la Roma), alla media dunque di 2.02 a partita. Una differenza piuttosto netta. La situazione odierna: Juventus attacco più redditizio con 40 gol all’attivo (alla strepitosa media di 2.85 a partita, dovesse confermarsi su questo andamento chiuderebbe il campionato con 108 reti complessive), segue il Napoli con 35 (media di 2.5). Tradotto: il Napoli segna quanto l’anno scorso, la Juve ha strapazzato il dato e si è presa il momentaneo primato della speciale classifica.

Napoli-Juventus ed il mondo capovolto: atto due

Capitolo difesa: la Juventus concludeva lo scorso campionato – come tutti quelli vinti negli ultimi sei anni – forte della retroguardia meno battuta. Appena 27 i gol incassati, alla media dunque di 0.71 a partita, contro i 39 subiti dal Napoli di Maurizio Sarri (terza difesa, peggio anche della Roma), alla media di 1.02 a partita. Statistiche ribaltate: la migliore difesa oggi è quella del Napoli, che ha subito 9 reti come la Roma ma con una partita da recuperare, alla media di 0.64 gol a partita. Un dato medio addirittura inferiore a quello vantato dalla Juventus nella recente edizione della Serie A (0.71). Bianconeri che allo stato dell’arte accusano un passivo considerevole ed in assoluta controtendenza rispetto all’elemento sul quale hanno costruito gli ultimi successi: 14 le reti incassate in altrettante gare di campionato (quarta difesa del campionato), alla media di una a partita. Proseguendo su tale riscontro, la Juventus di Massimiliano Allegri si ritroverebbe a subire 38 gol (praticamente come il Napoli un anno fa), mai incassati negli anni dei campionati vinti, con ogni probabilità condizionanti in un torneo così competitivo come quello attuale.

Le spiegazioni ai numeri: qui Napoli

Come è accaduto il tutto? Perché Napoli e Juventus si sono scambiate i vestiti? E come si sentono oggi, l’una nei panni dell’altra? In casa campana la spiegazione va rintracciata nell’esperienza accumulata nel triennio sarriano: gli automatismi ora sono stati pienamente compresi dai difensori così come dal resto della squadra, che si muove all’unisono ed agevola la perfettibilità di ambedue le fasi, fattore reso possibile dalla scelta di confermare in blocco l’organico della scorsa stagione. Una decisione da leggere proprio in questa direzione, nel tentativo ragionato di raccogliere i frutti di tanto lavoro. Così il Napoli ha abbattuto il dato difensivo e segna alla media dello scorso campionato, sebbene il nuovo infortunio di Milik l’abbia privato di una reale alternativa offensiva ai tre attaccanti titolari. L’anno scorso, almeno numericamente se volete, c’erano Gabbiadini prima e Pavoletti poi. Oggi giocano sempre quei tre: non per altro, ma sostituire Callejon, Mertens ed Insigne con le risorse attualmente a disposizione non è fattibile. La sessione invernale di calciomercato può giungere in soccorso.

Le spiegazioni ai numeri: qui Juventus

La cessione di Bonucci ha destabilizzato il mondo difensivo della Juventus. Anche quello del Milan, raccontano i più maliziosi. Fatto sta che il tecnico Allegri non ha ancora rintracciato la quadra difensiva: la Juventus manca tuttora di una difesa titolare, nel mezzo si sono alternati un po’ tutti senza però trovare quella stabilità desiderata, tanto che la scelta recente è stata quella di tornare all’assetto difensivo a tre. Un work in progress evidente che ricalca quello opposto della stessa fetta di campionato di un anno fa, quando invece la Juventus cercava ingredienti offensivi più credibili da opporre alle big d’Europa in vista della fase finale della Champions League. Problema che oggi, sempre in tema di mondi ribaltati, dalle parti bianconere non esiste più: ha inciso anche il genere di calciomercato condotto, altri novanta milioni investiti nel pacchetto offensivo per innestare Douglas Costa e Bernardeschi, alternative ulteriori in un attacco che vanta una maggiore intesa tra i due esponenti più talentuosi, ossia i connazionali Paulo Dybala e Gonzalo Higuain.

Napoli-Juventus, partita ribaltata?

Gli ultimi Napoli-Juventus, a prescindere dai risultati, hanno seguito un canovaccio sostanzialmente costante ed immutato: i partenopei all’attacco nel tentativo di fare la partita, di gestirla nei tempi e nei modi, i bianconeri con le linee piuttosto schiacciate e pronti ad agire in ripartenza, sfruttando la qualità degli interpreti. Opzione però resa possibile dal livello di una difesa ai limiti dell’impenetrabile: oggi, con tutti i rilievi che abbiamo appena presentato, una scelta difensiva funzionerebbe? Andrebbe a premiare Allegri in termini di raccolta e dunque risultato? O la Juventus, constata la difficoltà attuale della fase difensiva, è costretta a cambiare spartito e programmare una partita all’attacco? Quelle sfide del tipo: il pallone meno lo lasciamo agli avversari e meno rischiamo di trovarcelo nella nostra porta. Sviluppo tattico dunque assai interessante: dall’altra parte, quella del Napoli di Sarri, neanche a dirlo la stessa musica. Lì non cambia, non c’è ragionamento che tenga. Quello è il calcio prescelto, quello di cui parlano un po’ tutti. Se vi piace è bene, altrimenti fatevelo piacere. Ammesso che sia possibile non gradirlo. Se poi porterà in dote un certo raccolto, beh, ai fortunati posteri l’ardua sentenza.