Sconcerti agli arbitri: «Una regola non scontentare le grandi»
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Serie A, Sconcerti provoca: «Per gli arbitri non scontentare le grandi è la regola»

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Il giornalista Mario Sconcerti, nel consueto editoriale del lunedì per il Corriere della Sera, interviene a gamba tesa sulle polemiche arbitrali in Serie A delle ultime settimane

Mario Sconcerti ancora una volta regala dichiarazioni destinate ad accendere la polemica. L’opinionista di casa Rai, nel consueto editoriale del lunedì sul Corriere della Sera, ha concentrato la propria attenzione sulla questione relativi ai presunti torti arbitrali a sfavore delle piccole con parole decisamente in controtendenza rispetto a quanto sentito finora: «Si è reintrodotta la regola che l’arbitro che sbaglia contro una squadra non l’arbitrerà più per molto tempo – ha scritto il giornalista fiorentino – . Una vecchia legge del taglione che è alla base della maggior parte dei sospetti di questi novant’anni. Un arbitro fa carriera se arbitra grandi partite. Per arbitrarle non deve farsi “squalificare” dalle grandi squadre. Per non farsi squalificare non deve scontentarle troppo. Questo non è un sospetto, è la regola forzata. E alla fine è ancora la grande società che sceglie da chi essere arbitrata».

Un giudizio piccato anche sul VAR: «È un errore pensare che il VAR sia scienza. Non lo è. La scienza dà risposte esatte, o sì o no. Il VAR è solo tecnica che può falsare la vita. Più rallenti un’azione e più la cambi. Se guardo una mano al microscopio non vedo dita, vedo un mostro. Non cambia in sostanza il problema di fondo: dobbiamo continuare a fidarci degli arbitri. Il VAR è un moltiplicatore di arbitri, non un taglio». In chiusura, Sconcerti ha richiamato la classe arbitrale a prendere posizione: «Dobbiamo ora scegliere in due, loro e noi. Loro di darsi un protocollo comune, regole certe e universali, tutti nel dubbio guardano tutto, non una volta sì e una no. Noi di capire che le nostre reazioni sono un’altra parzialità, perché un tifoso è di parte. Ma abbiamo diritto a essere trattati tutti alla stessa maniera. E aspettarsi molto di più da Marcello Nicchi e il suo mondo».