Gascoigne si racconta: dal trauma dell'infanzia, al trasferimento al Tottenham. Le parole dell'ex Lazio
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Gascoigne si racconta: dal trauma dell’infanzia, al trasferimento al Tottenham. Le parole dell’ex Lazio

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Gascoigne a cuore aperto in un’intervista: dal trauma dell’infanzia, al passaggio al Tottenham. Le dichiarazioni dell’ex biancoceleste

Paul Gascoigne, l’ex stella del calcio inglese ora 58enne, continua a svelare capitoli della sua carriera e della sua vita, profondamente segnate da eccessi, dipendenze e traumi infantili che hanno plasmato il suo percorso, spesso ostacolato anche dall’ingombrante figura paterna. Lo ha fatto a Good Morning Britain su ITV. La sua è una storia di un talento immenso, ma anche di un uomo che ha dovuto fare i conti con un passato doloroso.


Il trauma indelebile dell’infanzia
Un evento tragico dell’infanzia ha lasciato un segno indelebile in Gascoigne: la morte del fratello minore, investito da un’auto. «Mi incaricavo di prendermi cura di lui. Ma in un momento di distrazione, corse un metro davanti a me e fu investito. Morì tra le mie braccia… Pensai che respirasse ancora. Sfortunatamente, non fu così». Questo trauma ha accompagnato “Gazza” per tutta la vita.


Il trasferimento al Tottenham
Nell’estate del 1998, Gascoigne lasciò il Newcastle per firmare con il Tottenham, un momento in cui anche Alex Ferguson del Manchester United tentò di portarlo ai Red Devils. Alla fine, “Gazza” accettò l’offerta degli Spurs, con una serie di richieste particolari avanzate dal padre: «Mio padre chiese 120.000 euro, poi una BMW, e mia sorella chiese un lettino abbronzante. Scholar accettò tutto, e l’accordo fu chiuso» ha raccontato. Anni dopo, Gascoigne non perse occasione per rinfacciare a Ferguson la sua passività: «Quando lo vidi, ormai ottantenne, non potei trattenermi: ‘Come diavolo osasti rifiutarmi? Hai commesso il peggior errore della tua vita!’».


L’episodio del brandy
Durante la sua militanza nei Rangers, Gascoigne fu protagonista di un episodio surreale in piena finale di Coppa Scozzese contro l’Heart of Midlothian. «Nell’intervallo, l’allenatore mi chiese se avessi bevuto. Gli dissi di no. Mi disse: “Allora vai a bere qualcosa!”», raccontò. «Mi bevvi nove bicchieri di brandy, tornai in campo, segnai due gol e fui nominato miglior giocatore della partita. Ma non mi permisero di andare alla cena post-partita perché avevo già bevuto troppo».


L’aggressione alla moglie
Fu in Scozia che Gascoigne visse anche uno dei momenti più bui della sua vita: l’aggressione alla moglie in un lussuoso hotel. «Non fu altro che una stupida discussione al ristorante, ma la cosa degenerò. Salì in camera sua e io la seguii. Appoggiai la testa sulla sua e, istintivamente, la spinsi. Cadde a terra, si ferì la mano e urlò di dolore». Un episodio che evidenzia i lati oscuri di una vita spesso fuori controllo.

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